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— LUIGI DAMI parlò qui in Firenze, il 24 marzo, dell'Orientamento della nuova gioventù fiorentina, cioè di quella che si raccoglie intorno alle tre riviste Leonardo, Regno ed Hermes, e come parti interessate, noi l'ascoltammo con tutta l'attenzione di cui fummo capaci. Onesta attenzione ci è stata fatale perchè ci forza a protestare. Se molte delle cose che disse l'elegante parlatore si adattavano mirabilmente all'Hermes poche si adattavano al Regno e pochissime al Leonardo.
Egli presente come caratteri principali di questi giovini la fedeltà alla tradizione nazionale, l'idealismo e la sincerità. Ora noi del Leonardo„ siamo completamente fuori della tradizione della razza, la quale, non ha l'amore nè dell'idee generali, nè dell'analisi gnoseologica, nè dell'ironia nè della lirica satirica che sono nostri caratteri. E ne siamo fuori anche quando facciamo del nazionalismo, perché esaltare la patria non è cosa molto italiana e neppur romana, ma ci viene oggi piuttosto sotto impulso dell'imperialismo straniero. Noi siamo infatti piuttosto nordici, tedeschi, inglesi, romantici. Ricordiamo piuttosto lo Sturm und Drang che il Rinascimento.
Amiamo molto più Shakespeare che Omero e preferiamo straordinariamente il Faust al Petrarca.
E se noi siamo idealisti lo siamo in un modo assai diverso da quello letterario in cui s'intende di solito, e il nostro idealismo non è di origine platonica o ficiniana, ma anglosassone o berkeleyana è metafisico e non estetico, antinazionale e non nazionale. Del resto l'idealismo è stato per noi un momento e rimane un'attitudine. Lo intendiamo ora non come visione generale ma come affermazione di una gerarchia, come traduzione di un punto di vista e non come sostrato di un'opera d'arte.
E infine noi siamo troppo intelligenti per esse sinceri, noi comprendiamo troppo e le inutilità di esserlo sempre, e l'impossibilità di esserlo completamente e sappiamo che la menzogna è il grande cemento che tiene ancora insieme queste ipocrite belve che sono gli uomini.
Ma quello che più ci meravigliò nella conferenza del Dami fu la difesa ch'egli fece di noi, dicendo che non abbiamo intenzione di pestare i piedi alla gente e di tirar gomitate tra la folla. Ma, carissimo Dami, tutto il Leonardo è un calcio organizzato e una gomitata in caratteri elzeviriani! Non sapete che siamo i villani della filosofia e gli screanzati del pensiero?
Quando saremo persone bene educate, che non daranno noia a nessuno, che faranno gli inchini e bacieranno le mani, quando non avremo più pose e ci mancheranno i bersagli, non avremo più bisogno di fare il Leonardo: ci chiameranno a scrivere nella Nuora Antologia.
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